Egregio Direttore,
il Suo giornale ha riproposto per l’ennesima volta - nonostante sia sempre stato regolarmente smentito dalle evidenze e dalle sentenze – l’accostamento tra le origini di uno dei più importanti gruppi industriali italiani e finanziamenti mafiosi.
Ed è inconcepibile che lo si faccia sulla base di una fantomatica perizia ordinata dalla Procura di Firenze che i legali della Fininvest non hanno mai potuto conoscere. Quando qualcuno si degnerà di sottoporcela, i nostri avvocati non avranno difficoltà, come hanno sempre fatto, a smontare pezzo per pezzo le conclusioni dei periti, che, a quanto si legge, appaiono comunque fumose, contraddittorie, forzate, incomprensibili.
In ogni caso, non serve leggere alcuna perizia per ribadire fin da subito, con tutta la forza e l’indignazione di cui sono capace, che ogni centesimo del nostro gruppo è stato creato dal talento, dal coraggio e dall’infaticabile lavoro di un grande imprenditore e dall’impegno di tutte le persone che con lui e dopo di lui hanno costruito il gruppo Fininvest. Lo dicono la nostra storia e il nostro presente, ma lo dicono anche tutte le inchieste che da decenni rovistano nei conti della Fininvest alla ricerca di infamanti e assurdi collegamenti. Inchieste che alla fine si sono concluse con l’unico risultato possibile: nei conti Fininvest non sono mai entrati una lira o un euro dall’esterno. Le fantasie di apporti oscuri sono solo calunnie senza fondamento.
Ci penseranno i nostri legali a tutelare come merita e com’è doveroso l’onore del nostro gruppo. Resta il disgusto per l’ennesima operazione che, per raggiungere obiettivi fin troppo evidenti, non si fa scrupolo di infangare la reputazione dell'azienda e delle persone che ci lavorano con impegno e dedizione.
Mi viene da riflettere con amarezza su come questo Paese non potrà mai dirsi veramente libero finché non sarà riuscito a porre fine a questo metodo deviato di utilizzare la giustizia per operazioni di puro sciacallaggio politico.
Marina Berlusconi - Presidente Fininvest